Percorso naturalistico “Sulle ‘Rotte del Guà'”

Itinerario

All’area delle “Rotte del Guà” si può accedere da diverse strade sterrate e capezzagne a servizio dei campi. L’intervento umano in questa zona risulta molto ridotto e lascia spazio ad un’oasi naturalistica molto ricca di flora e fauna, circondata da una campagna ancora ben conservata.
Il “percorso naturalistico delle Rotte del Guà” si snoda su un’area di circa 100 ettari, lungo gli argini del torrente Agno, che in questa zona cambia nome in Guà, da cui il termine “Rotte del Guà”. In questo tratto gli argini non stringono più il torrente come nelle zone a monte ed il corso diventa serpeggiante, dando origine a quelle sinuosità tipiche dei corsi d’acqua non regimati, con la formazione di anse, scarpate e banchi di ciottoli, sabbie e ghiaia che racchiudono zone paludose e stagni. All’interno di quest’area confluiscono ben tre torrenti – il torrente Arpega, il torrente Restena e lo Scolo Ducale, che raccoglie le acque del torrente Arpeghetta – che danno origine così ad una vasta zona paludosa, che è l’unica di fondovalle dell’intera Valle dell’Agno.

Si possono scoprire così cinque ambienti tipici:

1)  il prato arido: zona ai margini del corso d’acqua che non viene mai allagato;

2) le zone umide: dove l’acqua scorre lenta e ristagna negli avvallamenti e dove crescono piante caratteristiche delle zone umide;

3)  i boschi planiziali: rappresentati da boschi ripariali (salici, olmi, ontani e canna palustre);

4)  le zone delle siepi che crescono lungo gli argini;

5)  la zona coltivata (a seminativi e a prato sfalciato).

La più bella zona paludosa è rappresentata da un grande stagno situato sopra la briglia centrale dell’area, sulla destra del torrente Guà. Attorno cresce una vegetazione tipica delle zone umide, con carici, giunchi e tife. Le piante di salici, ontani e olmi, hanno dato origine a due formazioni di boschi ripariali. Tutti e due sono localizzati sulla destra, sopra la briglia centrale. Uno circonda lo stagno più grande e l’altro si è formato più a nord, dove si è salvaguardata una discreta presenza di canna palustre (ultima grande estensione di questa tipologia palustre nella vallata). Attorno a questi boschi ci sono degli avvallamenti dove l’acqua ristagna e si trovano giunchi spinosi, carici e mestolacce.
Lontano dal corso d’acqua si trova una zona pianeggiante di esondazione, che ha dato origine al prato arido, che richiama i prati steppici, dove crescono varie specie di euroforbie, leguminose, ombrellifere. Nei prati si trovano i ranuncoli, l’acetosa, la lingua di cane, la silene bianca, i fiordalisi, i fior di cuculi, le fienarole e le salvie selvatiche.

Nelle aree marginali, più esposte al sole, crescono l’erba viperina, i verbaschi, i tassi barbassi, le vedovine, i cardi rossi, i pettini, i calcatreppoli, tanto per citare alcune delle numerose specie.La presenza di queste distese di prato incolto favorisce l’insediamento e lo sviluppo di diverse specie di insetti (tra cui cavallette, splendide farfalle, oltre a vespe e bombi).
Fra i mammiferi più comuni che frequentano questa zona ci sono il tasso, il riccio, la volpe e la donnola; sono stati avvistati anche dei caprioli.  Molto frequentemente, soprattutto nel periodo primaverile e nel periodo dell’accoppiamento, ci si può imbattere nelle raganelle e nei rospi smeraldini. Comunque gli animali più facili da vedere e da osservare sono gli uccelli, soprattutto nel periodo primaverile (o ripasso, una migrazione che avviene dai paesi caldi verso il nord Europa), e in quello autunnale (passo autunnale, quando gli uccelli ripartono dal nord Europa per andare verso i paesi caldi).
Finora sono state censite circa 130 specie di uccelli, di cui 58 nidificano nell’area delle “Rotte del Guà”. E’ facile vedere le anatre marzaiole, il corriere piccolo, il piro piro piccolo, la cutrettola capocenerino, diversi trampolieri, tra cui gli aironi cenerini, gli aironi rossi e le nitticore ed il torcicollo, l’unico picchio abbastanza diffuso nella Valle. L’area è sorvolata da rapaci, come il gheppio, il falco lodolaio, il falco pellegrino e il nibbio bruno. Numerose sono anche le rondini e i balestrucci.

Pagina aggiornata il 07/12/2023

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